Copertina "Da Nietzsche a Bruce Lee"
Copertina "Da Nietzsche a Bruce Lee"

 

 

 

 

 

 

 

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di Roberto Calcagnile
Prezzo di vendita 10,00
Libro SAGGISTICA 128 pagine
Copertina Morbida - Formato 15x23 - bianco e nero

 

 

 

Anteprima:

 

K.I.S.S.

 

Gli Americani sono dei patiti degli acronimi e uno di quelli che mi piace di più e K.I.S.S. che sta per Keep It Simple Stupid. Si può tradurre come: “ Mantieni la semplicità stupido”.  Le fasi di apprendimento delle arti marziali si distinguono in tre tempi. Lo stadio del principiante:  non so nulla e se qualcuno mi attacca mi difendo in maniera spontanea.

Lo stadio intermedio: ho imparato un mucchio di tecniche, ma non ne ho la padronanza per cui se vengo attaccato rischio di fare confusione perdendo tempo a pensare quale tecnica sia meglio adottare .

Lo stadio evoluto: ho piena padronanza delle tecniche, ho selezionato quelle che mi sono congeniali e le eseguo in maniera assolutamente spontanea, con la stessa spontaneità che possedevo quando ancora non praticavo arti marziali, questo è il ritorno allo stadio del principiante che contiene però  la tecnica completamente assimilata e quindi non ci sono più la tecnica e me (due) ma solo io che sono la tecnica (uno).

 

Scrive Bruce Lee nel” Tao del Dragone”:

 

Il kung fu va inteso senza mosse ricercate o colpi spettacolari e rimane un segreto finchè cerchiamo ansiosamente le tecniche sofisticate e mortali. Se ci sono segreti, devono essere rimasti nascosti agli sforzi e alla vista dei suoi praticanti(dopotutto quanti modi ci sono per affrontare un avversario “senza deviare troppo dal corso naturale”).

Davvero il kung fu valorizza la straordinarietà dell’ordinario, e la sua pratica non consiste nell’aumentare ogni giorno, quanto nel diminuire ogni giorno. Essere saggi nel kung fu non significa aggiungere qualcosa in più, ma essere capaci dei rimuovere tutto quanto è eccessivamente elaborato e inutile, allo scopo di diventare semplici come uno scultore che scolpisce una statua non aggiungendo, ma togliendoli superfluo, affinché la verità venga rivelata liberamente.”

 

Un invito lucido e chiarissimo alla semplicità.  Nella realtà del combattimento difficilmente riusciremo a utilizzare movimenti sofisticati. Proprio perché il nostro corpo sotto tensione non è in grado di praticare movimenti fino motori ma solo grosso motori. E cioè è estremamente complicato eseguire sofisticate leve articolari per esempio, quando si sta combattendo con un avversario, sia perché lui non è collaborativo e sia perché il cervello esclude i movimenti che richiedono una fine coordinazione. Tutto ciò avviene proprio a causa del sovraccarico sensoriale cui siamo sottoposti.

Ciò che funzionerà meglio saranno i movimenti semplici, efficaci. E’ proprio su questi che dobbiamo concentrarci, sulle tecniche più immediate e semplici, loro saranno in grado di trarci  d’impaccio.

La semplicità alla fine paga sempre, ciò che vedete fare nei film di arti marziali è al 90 % inutile, è solo puro spettacolo. Il livello, però, quello vero, non sta lì.

L’arte marziale è appunto arte cioè un metodo che sviluppa capacità e abilità al combattimento che trascendono la dimensione atletica. Si lavora con l’introspezione, con l’abilità esperienziale. Si mescolano insieme manualità, istinto e colpo d’occhio. Si dispone inoltre di un corpo intelligente e cioè di un corpo che sa fare in modo dedicato una determinata azione. Allo stesso modo di un muratore che riesce a tirare su con sorprendente facilità un muro dritto e solido oppure un pittore che sa schizzare un meraviglioso dipinto con poche sapienti pennellate.

Un vero maestro abbatte l’avversario con movimenti quasi impercettibili e con una semplicità sconvolgente, una semplicità che si ottiene attraverso un  lungo lavoro. Una spontaneità frutto di una lunga reiterazione del gesto tecnico. Lo si ripete al punto di farlo diventare spontaneo come portare un bicchiere alla bocca o guidare l’automobile parlando tranquillamente con un amico. Non c’è nulla di acrobatico o circense e tutto essenziale ma stupendamente efficace. Provate a pensare a un abile chitarrista o batterista, le loro mani sembrano quasi non muoversi ma l’effetto sonoro e preciso ed eccellente.

Nondimeno il gesto atletico è accompagnato da una serie di “accessori” indispensabili all’efficacia del gesto stesso: , la capacità di sentire l’odore di una situazione pericolosa, la percezione dell’ imminente attacco, riflessi velocissimi e forte capacità decisionale.

Il combattente è un esser umano completo che riunisce in sé tutta una serie di caratteristiche che gli tornano utili oltre che nella dimensione specifica del confronto fisico, anche nelle situazioni della vita in genere. Un mio allievo mi confessò che dopo qualche anno di pratica era riuscito a ribellarsi alle vessazioni di un capo che sul lavoro lo angariava di continuo. La fiducia nei propri mezzi è un’altra caratteristica fondamentale che cresce di pari passi con l’acquisizione di abilità. Questa sicurezza si traduce in  fiducia in se stessi in tutti gli aspetti della vita.

 Questa poesia tratta dal “Tao del Dragone” la dice lunga sull’argomento:

 

Se pensi d'essere sconfitto lo sei.

Se pensi d non osare non lo farai.

Se vuoi vincere ma pensi che non ce la farai, è quasi certo che non vincerai.

Se pensi che perderai sei perso.

Perché fuori dal mondo capiamo che il successo comincia con la volontà dell'individuo.

Tutto dipende dallo stato mentale.

Se pensi di essere un perdente lo sei.

Per conoscere hai bisogno di te stesso.

La battaglia della vita non è sempre a favore dell'uomo più forte e veloce.

Ma prima o poi chi vince è colui che sa di potercela fare.

 

                                                                                                                                                                                                                 Bruce Lee

 

 

Taisen deshimaru, maestro di spada giapponese, insegna che solo quando Waza (la tecnica) , Ki (l’energia) e Shin (la coscienza) sono fusi in un’unità, solo allora ci può essere la giusta azione. Quell’azione cioè che scaturisce al momento giusto, con la giusta potenza e con la giusta direzione d’attacco. Un’azione spontanea, che sgorga come nostra intima, personale creazione, solo dopo avere però allenato il nostro corpo con infinite ripetizioni di tecniche prestabilite (kata).

E’ la stessa cosa che avviene in qualsiasi altra arte. Pensiamo alla scrittura. Prima dobbiamo imparare l’alfabeto, poi le regole grammaticali e dopo aver imparate le basi così bene da farle genuinamente nostre siamo in grado di creare con le parole le poesie, i libri che sono un autentico prodotto di noi stessi, un’opera che travalica le rigide imposizioni delle regole ma che ha tratto da esse la sua essenza artistica.